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Apalutamide aumenta la “metastasis-free survival” nei pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione in progressione biochimica ma M0
Apalutamide è un antiandrogeno non-steroideo che si lega direttamente al dominio del recettore androgenico e previene la traslocazione recettore-androgeno.
Il trial di fase III SPARTAN ha randomizzato 1207 pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione M0 in progressione biochimica (PSA doubling time <10 mesi) a ricevere apalutamide (240 mg/die per os) verso placebo. Endpoint primario metastasis-free survival (MFS). -
Osimertinib in prima linea è superiore ai TKI di prima generazione nel NSCLC con mutazione di EGFR
Osimertinib è un inibitore TKI-EGFR irreversibile di terza generazione già approvato nei pazienti con mutazione T790M in progressione dopo la prima linea con TKI inibitore. Il trial FLAURA ha randomizzato 556 pazienti con NSCLC metastatico o non operabile EGFR mutato a ricevere in prima linea osimertinib (80 mg/die) verso erlotinib o gefitinib. Endpoint primario progression-free survival (PFS).
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Nivolumab è superiore a ipilimumab in adiuvante nel melanoma in stadio III o IV resecato
Ipilimumab e nivolumab sono checkpoint inibitori immunitari già approvati nel setting metastatico. Il trial CheckMate 238 ha randomizzato 906 pazienti con melanoma in stadio IIIB-IIIC o IV resecato a ricevere in adiuvante per un anno ipilimumab (10 mg/kg q 21 per 4 cicli e poi ogni 3 mesi) verso nivolumab (3 mg/kg q 14). Endpoint primario relapse-free survival (RFS).
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La combinazione di nivolumab + ipilimumab è superiore a sunitinib in prima linea nel carcinoma renale metastatico
È nota da tempo l’efficacia sinergica della combinazione di nivolumab e ipilimumab nel melanoma sia nel setting metastatico che nel setting adiuvante. Il trial CheckMate214 ha randomizzato 1096 pazienti con carcinoma renale (poor o intermediate risk) a ricevere ipilimumab (1 mg/kg q21 per 4 cicli) e nivolumab (3 mg/kg q 14 continuativamente) verso sunitinib (50 mg/die 4 wks on e 2 wks off). Endpoint primari overall survival (OS) e progression-free survival (PFS).
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L’associazione di chemioterapia e radioterapia adiuvante aumenta la DFS nel carcinoma endometriale “high-risk”
Lo studio PORTEC3 ha randomizzato 660 pazienti operate per carcinoma endometriale ad alto rischio (FIGO I G3 con invasione vascolare o invasione miometrio >50%, istologia a cellule chiare o sierosa o FIGO II-III) a ricevere sola radioterapia adiuvante (48,6 Gy in 27 frazioni) verso radioterapia seguita da chemioterapia (4 cicli di carboplatino e taxolo). Endpoint failure-free survival (FFS) e overall survival (OS).
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Uguale efficacia degli inibitori aromatasici upfront in adiuvante e non superiorità alla “switch strategy” nel carcinoma mammario post-menopausale
Ad oggi non esistono studi di confronto diretto fra i tre inibitori aromatasici (AI) in adiuvante ed è altrettanto incerta la schedula ottimale di trattamento adiuvante nel setting post-menopausale. Il trial FATA-GIM3 ha randomizzato in 6 bracci 3697 pazienti post-menopausali operate per carcinoma mammario ER+ a ricevere letrozolo vs anastrozolo vs exemestane upfront per 5 anni verso 2 anni di tamoxifene seguiti da 3 anni di letrozolo o anastrozolo o exemestane. Sono state confrontate sia le efficacie degli AI upfront sia l’efficacia della strategia upfront verso la switch. Endpoint disease-free survival (DFS).
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La chemioradioterapia adiuvante nel carcinoma gastrico aumenta… la tossicità
Il ruolo della chemioterapia perioperatoria nel carcinoma gastrico è noto grazie al trial inglese MAGIC, al trial FFCD e al recente regime FLOT tedesco. Il trial di fase III CRITICS è il primo ad aver randomizzato 788 pazienti con adenocarcinoma gastrico o della giunzione gastroesofagea (GEJ) dallo stadio IB al IVa resecabile, sottoposti a chemioterapia preoperatoria (3 ECX/EOX q21) e chirurgia, a ricevere chemioterapia adiuvante (3 ECX/EOX q21) verso chemioradioterapia adiuvante (capecitabina + cisplatino settimanale + 45 Gy di RT). Endpoint primario overall survival (OS).
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Tre mesi di CAPOX adiuvante sono sufficienti per i pazienti con adenocarcinoma del colon al III stadio
Dal 2004, anno in cui vennero pubblicati i risultati del MOSAIC trial, 6 mesi di chemioterapia adiuvante a base di oxaliplatino sono stati lo standard terapeutico per i pazienti con adenocarcinoma del colon al III stadio. L’IDEA trial ha randomizzato 12.834 pazienti a ricevere 3 oppure 6 mesi di FOLFOX o CAPOX per dimostrarne la non-inferiorità. Endpoint primario: 3-year disease-free survival (DFS).
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TOSCA trial: 3 o 6 mesi di chemioterapia adiuvante per i pazienti affetti da adenocarcinoma del colon allo stadio II “high-risk” e III
La riduzione della durata della chemioterapia adiuvante dai 6 ai 3 mesi, se ugualmente efficace, sarebbe di notevole beneficio per i pazienti, data la neurotossicità cumulativa dovuta all’utilizzo di oxaliplatino, e per il sistema sanitario nazionale. Il TOSCA trial è stato il primo studio, all’interno del progetto IDEA, a iniziare l’arruolamento di 3759 pazienti affetti da adenocarcinoma del colon stadio II high-risk e stadio III e a randomizzarli a ricevere 3 o 6 mesi di CAPOX o FOLFOX. L’endpoint primario era il relapse-free survival (RFS).
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L’assunzione di “nuts” migliora la sopravvivenza nei pazienti affetti da carcinoma del colon al III stadio
L’assunzione di nuts è stata precedentemente associata alla riduzione della mortalità per cancro, patologie cardiovascolari e respiratorie (Bao Y et al, NEJM 2013). In questo studio prospettico è stata analizzata la correlazione tra l’assunzione di nuts e la ricaduta e/o morte per cancro, in 826 pazienti affetti da adenocarcinoma del colon al III stadio, arruolati nel trial CALGB 89803.
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Nivolumab migliora PFS e OS in pazienti con carcinoma gastrico o della giunzione avanzato pluritrattati
Pembrolizumab è già stato registrato dall’FDA per il trattamento carcinoma gastrico e della giunzione (GEJ) con espressione di PD-L1 >1%. In questo trial, ATTRACTION-2, sono stati selezionati 493 pazienti affetti da carcinoma gastrico/GEJ trattati con almeno due precedenti linee di terapia e randomizzati a ricevere nivolumab o placebo. L’endpoint primario era la overall survival (OS).
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L’associazione di nivolumab e ipilimumab è efficace nel NSCLC con “tumor mutational burden high”
L’efficacia dell’immunoterapia nel NSCLC è stata dimostrata in diversi studi negli ultimi anni. Comunque, la ricerca di predictive biomarkers rimane cruciale per la selezione dei pazienti. Il tumor mutational burden high (TMB-H) (in questo studio definito come ≥10 mutazioni per megabase) ha dimostrato di poter essere un valido biomarker per predire l’efficacia dell’immunoterapia. In questo studio sono stati arruolati pazienti affetti da NSCLC IV stadio non precedentemente trattati e randomizzati a ricevere nivolumab + ipilimumab oppure chemioterapia. Questo articolo presenta i dati di progression-free survival (PFS) dei pazienti con TMB-H.
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Gefitinib come terapia adiuvante per il NSCLC stadio II-IIIA, EGFR mutato
Il trattamento adiuvante standard per i pazienti affetti da NSCLC stadio II-IIIA è la chemioterapia a base di platino (cisplatino + vinorelbina), a prescindere dalla mutazione di EGFR. In questo trial sono stati arruolati 222 pazienti affetti da NSCLC EGFR-mutati candidati a terapia adiuvante e randomizzati a ricevere gefinitib (250 mg per os per 24 mesi) o cisplatino + vinorelbina. L’endpoint primario era la disease-free survival (DFS).
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L’associazione di nivolumab e ipilimumab è efficace nel carcinoma del colon-retto avanzato MSI-H
Nivolumab ha dimostrato di essere efficace nel carcinoma del carcinoma del colon-retto (CRC) metastatico con elevata instabilità dei microsatelliti (MSI-H), portando alla sua registrazione da parte dell’FDA nel luglio 2017. In questo lavoro vengono presentati i dati di efficacia dell’associazione di nivolumab (3 mg/kg q14) + ipilimumab (1 mg/kg q21, 4 dosi totali) in 119 pazienti affetti da dMMR/MSI-H mCRC, nel contesto dello studio CheckMate-142. L’endpoint primario era la overall response rate (ORR).