Abbiamo scelto di concludere il 2021 con una serie di lavori che riguardano patologie di nicchia per le quali si stanno aprendo scenari terapeutici molto interessanti grazie all’utilizzo di farmaci biologici e alla passione e all’intuito degli sperimentatori che hanno realizzato i trial.
Non possiamo non proseguire con l’aggiornamento nei linfomi aggressivi, nelle leucemie acute e nel mieloma multiplo, sia con i trattamenti monoclonali bi-specifici sia con l’immunoterapia delle CAR-T.
Come sempre, vi auguriamo una buona e proficua lettura!
La leucemia a cellule capellute (HCL) è un tumore a cellule B indolente CD20+ in cui una mutazione attivante la chinasi BRAF V600E svolge un ruolo nella patogenesi. Negli studi clinici che hanno coinvolto pazienti con HCL recidivata/refrattaria (R/R), il targeting di BRAF V600E con l'inibitore di BRAF orale vemurafenib ha portato a una risposta nel 91% dei pazienti, di cui il 35% ha avuto una risposta completa (CR). Tuttavia, la relapse-free survival (RFS) mediana è stata di soli nove mesi dopo l'interruzione del trattamento.
I pazienti con mielofibrosi (MF) recidivata/refrattaria (R/R) agli inibitori di JAK hanno esiti clinici scarsi, inclusa un'overall survival (OS) che varia tra 13 e 16 mesi. Nei pazienti con sindromi mieloproliferative l’attività telomerasica è elevata, e studi preliminari hanno evidenziato la possibilità di utilizzo dell’inibitore della telomerasi imetelstat nella MF. Lo studio IMbark ha testato l’efficacia del trattamento con imetelstat in pazienti affetti da MF R/R a rischio intermedio-2 o alto dopo terapia con inibitori di JAK, in uno studio multicentrico di fase II che ha posto a confronto due diverse posologie di imetelstat.
La malattia da agglutinine fredde è una rara anemia emolitica autoimmune caratterizzata da emolisi causata dall'attivazione della via classica del complemento. Sutimlimab è un anticorpo monoclonale umanizzato in grado di colpire selettivamente la proteina C1s, una serina proteasi del complesso C1 responsabile dell'attivazione di questa via.
La malattia cronica da trapianto contro l'ospite (GVHD), una delle principali complicanze del trapianto di cellule staminali allogeniche, diventa refrattaria ai glucocorticoidi o dipendente dai glucocorticoidi in circa il 50% dei pazienti. Mancano dati affidabili da studi randomizzati di fase III che valutano la terapia di seconda linea per la GVHD cronica. In indagini retrospettive, ruxolitinib, un inibitore della Janus chinasi (JAK1-JAK2), ha mostrato una potenziale efficacia nei pazienti con GVHD cronica refrattaria o dipendente dai glucocorticoidi.
L’amiloidosi sistemica da catene leggere delle immunoglobuline (amiloidosi AL) è una malattia caratterizzata dalla deposizione tissutale di fibrille amiloidi prodotte da plasmacellule clonali CD38+. Questo processo comporta un danno d'organo, più frequentemente al cuore e ai reni, con sintomi variabili e comuni a diverse condizioni cliniche e conseguente ritardo diagnostico. Il trattamento standard prevede l'uso di terapie dirette contro le plasmacellule e derivate dal mieloma multiplo; tuttavia, la prognosi è spesso sfavorevole, soprattutto in presenza di esteso coinvolgimento d’organo. Daratumumab, un anticorpo umano diretto al CD38, può migliorare gli esiti di questa malattia e si è dimostrato efficace nell’amiloidosi recidivata/refrattaria. Lo studio ANDROMEDA ha valutato l’azione di daratumumab, in combinazione con la terapia standard, nell’amiloidosi AL di nuova diagnosi.
La trombocitopenia immune (ITP) è una rara malattia autoimmune con associato rischio di sanguinamento e fatigue. Il trattamento di prima linea raccomandato è basato sulla somministrazione di glucocorticoidi ad alte dosi, ma le risposte sono variabili e i tassi di ricaduta sono alti. La risposta non prevedibile, unitamente agli effetti collaterali correlati alla terapia steroidea, lasciano spazio alla ricerca di un miglioramento dello standard di cura. Gli sforzi recenti per aumentare l’efficacia del trattamento sono basati sull’utilizzo di terapie di associazione. Il micofenolato mofetile agisce contro i linfociti T e B autoreattivi ed è efficace nell’ITP refrattaria, compresi i pazienti refrattari ai glucocorticoidi. Da qui l’ipotesi che il micofenolato in associazione con un glucocorticoide possa essere un trattamento di prima linea più efficace rispetto a un regime contenente solo glucocorticoide nei pazienti con ITP. Ipotesi testata dallo studio di fase III FIGHT i cui risultati sono stati recentemente presentati sul New England Journal of Medicine.
Glofitamab è un anticorpo bispecifico che coinvolge le cellule T e che possiede una nuova struttura 2:1, con bivalenza per CD20 su cellule B e monovalenza per CD3 su cellule T. Questo studio di fase I ha valutato il glofitamab nel linfoma non-Hodgkin a cellule B (B-NHL) recidivato/refrattario (R/R). Sono presentati i dati per glofitamab come agente singolo, con il pretrattamento con obinutuzumab (Gpt) per ridurre la tossicità.
Lo studio CARTITUDE-1 è stato condotto per valutare la sicurezza e l'attività clinica di ciltacabtagene autoleucel (cilta-cel), a base di cellule T che esprimono un recettore chimerico per l'antigene (CAR-T) diretto verso l'antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), in pazienti affetti da mieloma multiplo (MM) recidivato/refrattario (R/R) a prognosi infausta.
Gli inibitori della fosfatidilinositolo-3-chinasi (PI3K) hanno mostrato attività nel linfoma non-Hodgkin indolente (iNHL) recidivato/refrattario (R/R). Purtroppo, gli inibitori di PI3K di prima generazione non hanno conosciuto uno sviluppo e un impiego clinico duraturi a causa della scarsa tollerabilità e delle tossicità a lungo termine, che interferiscono con l'uso continuo fuori dal contesto di trial clinici. Umbralisib, un doppio inibitore di PI3Kδ/caseina chinasi-1 (CK1)ε, mostra una migliore selettività per PI3Kδ rispetto ad altri inibitori di PI3K. Questo studio di fase IIb è stato progettato per valutare l'efficacia e la sicurezza di umbralisib nei pazienti con iNHL R/R.
I pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivato/refrattario (R/R) dopo le terapie di salvataggio hanno una prognosi sfavorevole. Loncastuximab tesirina è un anticorpo farmaco-coniugato (ADC) composto da un anticorpo umanizzato anti-CD19 coniugato alla citotossina pirrolobenzodiazepina, la cui attività è stata considerata interessante in questo setting di pazienti negli studi di fase I. In base a questi presupposti, l'attività antitumorale e la sicurezza di loncastuximab tesirina sono state testate nello studio LOTIS-2.
Il blocco di PD-1 tramite pembrolizumab in monoterapia ha mostrato significativa attività antitumorale e tossicità accettabili in pazienti affetti da linfoma di Hodgkin (HL) classico recidivato/refrattario (R/R). In questo lavoro gli sperimentatori presentano l’analisi ad interim dello studio KEYNOTE-204 che confronta in modo prospettico l’efficacia di pembrolizumab vs brentuximab vedotin nell’HL classico R/R.
Il 60% dei pazienti con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi (ND-AML) ottiene una risposta completa (CR) con la terapia di prima linea, ma il 30–40% dei pazienti recidiva. L’AML recidivata/refrattaria (R/R) rimane una popolazione a prognosi avversa con poche opzioni terapeutiche. Nei pazienti anziani l’aggiunta dell’inibitore di BCL-2 venetoclax ai trattamenti standard a bassa intensità (azacitidina, decitabina o basse dosi di citarabina) ha dato risultati soddisfacenti e si sta affermando come standard di cura. Sulla base di questi dati, DiNardo e colleghi hanno valutato la sicurezza e l'efficacia dell’aggiunta di venetoclax al trattamento con fludarabina, citarabina, G-CSF e idarubicina (FLAG-IDA) nei pazienti affetti da ND-AML e AML R/R e candidabili a terapia intensiva.