Il linfoma T cutaneo è una patologia rara, classicamente incurabile, associata a una mediocre qualità di vita. Le attuali terapie sistemiche raramente permettono di ottenere delle risposte efficaci e durature nel tempo. In questo lavoro gli Autori hanno voluto testare, in un trial randomizzato, l’efficacia e la sicurezza di brentuximab vedotin paragonato alla terapia convenzionale, lasciando ai centri partecipanti libertà nella scelta del trattamento considerato lo standard di confronto e ne hanno riportato i risultati.
In questo studio clinico internazionale randomizzato multicentrico di fase 3, gli Autori hanno arruolato pazienti affetti da micosi fungoide CD30-positivi o linfoma anaplastico a grandi cellule primitivo cutaneo. I paesi coinvolti sono stati 13 e i centri arruolanti 52. I pazienti sono stati assegnati al farmaco sperimentale o al trattamento di riferimento nel singolo centro in modo randomizzato con un rapporto di 1:1, attraverso un’assegnazione centralizzata data dal web. Brentuximab vedotin è stato somministrato per via endovenosa alla dose standard di 1,8 mg/kg ogni tre settimane per un totale di 16 cicli. Le terapie di riferimento dichiarate sono state: metotrexato per os alla dose di 5-50 mg giornalieri alla settimana o di bexarotene 300 mg/m2 una volta al giorno sempre per via orale per 48 settimane. L’obiettivo primario dello studio era la proporzione di pazienti in intention-to-treat che otteneva una risposta globale oggettiva della durata di almeno quattro mesi, con un panel di revisori indipendente dallo sponsor. L’analisi della sicurezza è stata effettuata per tutti i pazienti che avessero effettuato almeno un ciclo di terapia. Lo studio è registrato su ClinicalTrials.gov, numero NCT01578499.
Tra il 13 agosto 2012 e il 31 luglio 2015, 131 pazienti sono stati randomizzati e assegnati ai due bracci di terapia: 66 pazienti a brentuximab vedotin e 65 alla terapia di riferimento dichiarata per centro. In totale 128 pazienti sono stati analizzati in intention-to-treat (64 per ciascun gruppo). Alla mediana di follow-up pari a 22,9 mesi (95% CI 18,4–26,1), la proporzione di pazienti che aveva ottenuto una riposta globale oggettiva della durata di almeno 4 mesi era 56,3% (36/64 pazienti) nel braccio brentuximab vedotin versus 12,5% (8/64) nel braccio confronto con terapia di riferimento, con una differenza statisticamente significativa pari al 43,8% (95% CI 29,1–58,4; p <0,0001), (Figura 1).
Per quanto concerne i dati di tossicità, eventi avversi di grado 3–4 sono stati riportati in 27 (41%) dei 66 pazienti del gruppo trattato con brentuximab vedotin e 29 (47%) dei 62 pazienti trattati nel gruppo di confronto con terapia di riferimento dichiarata da ciascun centro. La neuropatia periferica è stata registrata in 44 su 66 pazienti (67%) del gruppo brentuximab vedotin (n=21 grado 2, n=6 grado 3) e in 4 su 62 pazienti (6%) del gruppo di confronto. Sono stati registrati quattro decessi nel gruppo brentuximab vedotin, di cui solo una morte è stata correlata al farmaco, mentre non si sono registrati decessi nel gruppo di confronto.
Il trial ha permesso di evidenziare come brentuximab vedotin abbia ottenuto delle risposte oggettive significativamente superiori e della durata di almeno quattro mesi rispetto ai due farmaci di riferimento: metotrexato e/o bexarotene.