In questo lavoro gli Autori hanno voluto esplorare l’impatto prognostico di tre fattori biologici alla diagnosi e la loro reciproca influenza prognostica in due studi clinici prospettici randomizzati nel trattamento di prima linea del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL). Intendendo come fattori biologici alla diagnosi: 1. la classificazione secondo la cellula di origine (COO); 2. la doppia iperespressione (DE) delle proteine MYC e BCL2; 3. le traslocazioni di MYC, BCL2 e BCL6.
Complessivamente 452 preparati istologici fissati a fresco in formalina sono stati disponibili per l’analisi da due trial clinici prospettici randomizzati del gruppo Tedesco dei Linfomi DLBCL: RICOVER-60, studio prospettico, randomizzato per pazienti con più di 60 anni, indipendentemente dall’IPI (International Prognostic Index) e lo Studio R-MegaCHOEP, prospettico, randomizzato, per pazienti di età ≤60 anni con IPIaa 2,3. La tecnica di analisi utilizzata per determinare la COO è stata il Lymph2Cx assay, per l’iperespressione di MYC e BCL2 (DE) l’immunoistochimica e la FISH per determinare i riarrangiamenti di MYC, BCL2, e BCL6.
Per quanto concerne la prima metodica di analisi (Lymph2Cx assay), è stata possibile applicarla in 414 su 452 campioni disponibili. Non sono state osservate differenze significative tra i pazienti con DLBCL activated B-cell (ABC)-like e quelli con linfoma DLBCL germinal center B-cell (GCB)-like trattati con lo schema R-CHOP14 nello studio RICOVER-60, sia per il calcolo della sopravvivenza libera da eventi (EFS), sia per la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e per la sopravvivenza globale (OS) (Figura 1). Inoltre, non sono state osservate differenze in analisi multivariata rispetto all’indice IPI in EFS (hazard ratio [HR] di ABC-like versus GCB-like, 1,0; 95% CI, 0,6–1,6; p=0,93), PFS (HR, 1,1; 95% CI, 0,6–1,8; p=0,82) e in OS (HR, 1,0; 95% CI, 0,6–1,8; p=0,96). Risultati analoghi si sono osservati nella coorte di pazienti del trial con R-MegaCHOEP. Nei pazienti trattati con R-CHOP, lo stato di DE era associato con una sopravvivenza globale significativamente ridotta quando paragonato ai pazienti che non presentavano la doppia espressione di MYC e BCL2 nel sottogruppo GCB, ma non nel sottogruppo ABC. Lo stato DE era associato con una prognosi significativamente inferiore paragonato a pazienti con linfoma ABC-like DLBCL senza la DE (PFS a 5 anni, 39% [95% CI, 19–59%] versus 68% [95% CI, 52–85%]; p=0,03) (Figura 2) e a quelli con GCB-like DLBCL sempre senza la DE. Nell’analisi separata dei pazienti senza la doppia espressione di DE la prognosi dei pazienti del sottogruppo ABC era inferiore a quello del gruppo GCB (PFS a 5 anni 68% [95% CI, 52–85%] versus 85% [95% CI, 74–96%]; p=0,04).
Il fattore biologico denominato COO ha fallito nell’identificare differenti sottogruppi prognostici in due studi prospettici randomizzati sul trattamento in prima linea del DLBCL, al contrario la doppia espressione di MYC e BCL2 ha predetto un outcome sfavorevole nei pazienti positivi dei due studi presi in esame. Il ruolo dei biomarcatori prognostici o predittivi nel trattamento dei linfomi diffusi a grandi cellule B come COO, deve ancora essere chiarito nel contesto di studi clinici prospettici controllati, perché i dati a oggi disponibili non hanno ancora permesso di dirimere con certezza e solidità il loro ruolo e il loro reale impatto sulla sopravvivenza.