Nel linfoma mantellare si ottiene un ottimo tasso di remissioni complete con l’immuno-chemioterapia seguita dal trapianto autologo, tuttavia il rischio di recidiva resta a oggi un problema significativo nella gestione di questa patologia. Sul NEJM sono stati riportati i risultati favorevoli dello studio LyMa condotto per testare il ruolo del rituximab in mantenimento dopo il trapianto autologo nel migliorare gli outcomes del trattamento.
Lo studio di fase 3, multicentrico ha coinvolto 299 pazienti di età inferiore a 66 anni alla diagnosi di linfoma mantellare, 277 hanno completato la terapia di induzione, 257 sono stati sottoposti a trapianto (condizionamento R BEAM). I 240 pazienti in risposta al trapianto sono stati randomizzati con rapporto 1:1 a ricevere il mantenimento con rituximab al dosaggio di 375 mg/m2 ogni due mesi per tre anni o a essere posti in solo follow-up. L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da eventi (EFS) (erano definiti eventi la progressione di malattia, la recidiva, la morte, l’allergia a rituximab e le infezioni severe) dopo il trapianto in tutti i randomizzati.
Al termine dei quattro cicli di induzione secondo schema RDHAP il tasso di risposte complessive era dell’89% e il tasso di risposte complete era del 77%. In seguito all’induzione 257 pazienti (86%) hanno effettuato il trapianto e di questi 240 sono stati randomizzati.
Con un follow-up mediano dalla randomizzazione di 50,2 mesi (range da 46,4 a 54,2), l’EFS, la progression-free survival (PFS) e l’overall survival (OS) mediane non sono ancora state raggiunte in entrambi i gruppi (Figura 1). L’analisi degli outcomes a quattro anni ha evidenziato un vantaggio significativo a favore del mantenimento con rituximab: il tasso di EFS a quattro anni era del 79% (95% CI 70–86) nel gruppo rituximab verso il 61% (95% CI 51–70) nel gruppo in follow-up (p <0,001), analogamente anche il tasso di OS era maggiore nel gruppo rituximab (hazard ratio (HR) per decesso 0,5; 95% CI 0,26–0,99) (Tabella 1).
Nel gruppo rituximab si sono verificati 16 casi di progressione, 14 decessi e quattro infezioni gravi; 83 pazienti hanno completato il mantenimento. Nel gruppo in solo follow-up ci sono state 37 progressioni, 25 decessi e quattro infezioni gravi.
Gli autori concludono che tre anni di mantenimento con rituximab dopo il trapianto autologo prolungano la EFS, la PFS e la OS nei pazienti con linfoma mantellare.